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Il 2 giugno si celebra la Festa della Repubblica, che ricorda il referendum istituzionale, primo a suffragio universale, con il quale le italiane e gli italiani vennero chiamati alle urne per decidere quale forma di Stato – monarchia o repubblica – dare al Paese.
Si riporta di seguito, per una riflessione nelle classi, il discorso integrale che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato oggi in occasione del tradizionale concerto al Quirinale, in onore del Corpo Diplomatico accreditato presso lo Stato Italiano, dedicato ai temi della pace e della cooperazione tra i popoli.
Il 2 giugno le lezioni sono sospese e riprenderanno il 3 giugno.
La Dirigente scolastica
prof.ssa Mariangela Icarelli
Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Concerto in onore del Corpo Diplomatico accreditato presso lo Stato italiano in occasione della Festa della Repubblica
Palazzo del Quirinale, 01/06/2025
Ringrazio il Maestro Riccardo Frizza e l’Orchestra del Teatro San Carlo di Napoli che, tra poco, ci offriranno un momento artistico coinvolgente.
Rivolgo un saluto anche a quanti ci seguono attraverso la radio, la tv, il web.
È per me un piacere – insieme con i Presidenti degli organi costituzionali della Repubblica Italiana – dare il benvenuto, in questa occasione di festa per l’Italia, agli Ambasciatori accreditati al Quirinale.
La vostra presenza manifesta i legami e l’intenso dialogo che uniscono i nostri rispettivi Paesi nell’ambito di un ordine internazionale basato su una rete di positive relazioni tra le nazioni nel mondo.
Domani, 2 giugno, si celebra la nascita della nostra Repubblica, frutto di una scelta di pace, di libertà, di indipendenza, all'insegna del ripudio della violenza tra le nazioni.
Da quel voto del popolo italiano è emersa la nostra Costituzione, “ambiziosa” nell’identificare nella pace e nella collaborazione la vocazione della Repubblica nei rapporti internazionali. Una scelta che il percorso di integrazione europea ha rafforzato e consolidato.
Il rifiuto della categoria del “nemico”, la vocazione al dialogo, il ripudio della guerra quale strumento di offesa alla libertà degli altri popoli, la promozione di organizzazioni internazionali rivolte a pace e giustizia, hanno contrassegnato e contrassegnano le scelte della Repubblica Italiana in questi 79 anni di vita.
Il tema della pace è al centro della nostra comune attenzione.
Tanti sono i tristi scenari di conflitto aperti.
Il pensiero si rivolge anzitutto all’Ucraina, che da più di tre anni sta opponendo una strenua resistenza all’aggressione della Federazione russa. Nel confermare il nostro fermo e convinto sostegno a Kiev, continuiamo a lavorare perché si possa giungere a una pace che sia giusta, complessiva e duratura.
Il Medio Oriente, dopo il sanguinario attacco di Hamas contro vittime israeliane inermi – con ostaggi odiosamente rapiti e ancora trattenuti, e che vanno immediatamente liberati - vive il dramma in atto nella striscia di Gaza.
È inaccettabile il rifiuto di applicare le norme del diritto umanitario nei confronti dei cittadini di Gaza.
Si impone, subito, il cessate il fuoco.
In qualunque caso, è indispensabile che l’esercito israeliano renda accessibili i territori della Striscia all’azione degli organismi internazionali, rendendo possibile la ripresa di piena assistenza umanitaria alle persone. Che venga ridotta alla fame un’intera popolazione, dai bambini agli anziani, è disumano.
È grave l’erosione di territori attribuiti alla Autorità Nazionale Palestinese. I Palestinesi hanno diritto al loro focolare entro confini certi.
Questa prospettiva e la sicurezza di Israele – elementi imprescindibili – appaiono gravemente minacciate dalla semina di sofferenza e di rancore prodotta da quanto sta accadendo.
Vi si aggiunge l’alta preoccupazione per le manifestazioni di antisemitismo che si riaffacciano nel mondo.
Dal territorio d’Europa al Medio Oriente – come ovunque, in qualsiasi continente - l’occupazione illegale di territori di un altro Paese non può essere presentata come misura di sicurezza: si rischia di inoltrarsi sul terreno della volontà di dominio, della barbarie nella vita internazionale.
In tanti luoghi del mondo emergono teatri di instabilità agevolati dalla violenza e dallo scontro che sembrano, per taluno, essere divenuti la misura dei rapporti internazionali.
La pace non è un ideale per anime ingenue, stroncato poi dal severo giudizio della storia.
La pace è esperienza che statisti lungimiranti hanno saputo pazientemente costruire: occorre proseguirne l’opera. Non ci si deve - e non ci si può - limitare a evocarla.
È necessario impegnarsi perché prevalgano i principi della leale collaborazione internazionale, della convivenza pacifica, realizzati mediante il dialogo, la costruzione di misure crescenti di fiducia vicendevole.
L’ordine mondiale che abbiamo conosciuto per decenni appare compromesso. Le regole sono destinate a evolvere ma un quadro di riferimento, un ordine globale, basato sul rispetto e sul riconoscimento reciproco, è essenziale per scongiurare i conflitti e destinare, così, forze e risorse ad affrontare le grandi sfide epocali di fronte alle quali si trova l’umanità e a conseguire uno sviluppo sostenibile e condiviso.
In questa giornata di festa vorrei condividere l’auspicio che ciascuno dei nostri Paesi faccia la sua parte per restituire ai popoli del mondo un futuro di serenità, a beneficio soprattutto delle giovani generazioni.
Con questo impegno rivolgo a tutti gli auguri della Repubblica Italiana.